TRASFERIMENTO A RHO-EXPO: SPENDERE TANTO, RISPARMIARE POCO, STARE PIÙ STRETTI E FUORI MILANO.

Se chiedete a Rettore e Direttore Generale perché dovremmo trasferirci da Città Studi a Rho-EXPO vi risponderanno: perché è tutto nuovo e perché risparmieremo 6 milioni l’anno in costi di gestione.

Sarà pure tutto nuovo, ma si dimenticano che gli spazi verranno ridotti del 40% (dai 250.000 mq di Città Studi ai 150.000 di Rho): importante razionalizzare, ma far stare 20.000 persone, in poco più della metà dello spazio attuale ci sembra eccessivo (8 mq a persona). Inoltre, particolare di non poco conto, Città Studi è di nostra proprietà e in parte in comodato d’uso gratuito dal Demanio mentre a Rho non saremmo proprietari degli edifici per 30 anni e del terreno per 99.

Dicono poi che risparmieremmo 6 milioni l’anno in costi di gestione in quanto Città Studi è dispersiva e costosa. È vero che hanno cambiato così tanto le versioni che è difficile tenere il punto, ma l’ultima “narrazione” sostiene che non sia più necessario monetizzare e vendere gli immobili di Città Studi per edificare a Rho: questo però non vuol dire che non si venderà. Lo si dovrà fare per forza, perlomeno per ridurre i costi di gestione (cosa peraltro confermata dai documenti che circolano in queste ore). Pertanto, per sgomberare il campo da ogni ambiguità, nei programmi degli amministratori dell’Ateneo Città Studi verrà venduta: i lavori per Rho potranno iniziare prima della vendita, ma prima o poi verrà venduta.

Permetteteci un inciso (che poi è una richiesta storica dalla RSU). Solo con la dismissione degli affitti di via Sant’Antonio (uffici amministrativi) e via Comelico (informatica) e il trasferimento dei relativi uffici nei palazzi di nostra proprietà di via Mercalli (abbandonato) e via Celoria (nuovo), con un decimo della spesa si produrrebbe più della metà di quel risparmio di gestione previsto su Rho-EXPO: vedasi la tabella allegata. A dimostrazione di quanto poco economicamente vantaggioso sia il nostro trasferimento a Rho-EXPO e di come l’unica beneficiaria dello stesso sia quella politica che ha creato il buco di bilancio di EXPO 2015.

Concludiamo dicendo che l’Ateneo ha incaricato un advisor per individuare il miglior piano economico finanziario: scommettiamo che si opterà sulla finanza di progetto proposta da Lendlease?

Quel che grida vendetta è che la stessa cosa non venga fatta per il rilancio di Città Studi con uno studio di fattibilità per la ristrutturazione dei nostri immobili, studio che come RSU chiediamo nuovamente con forza. Non è stato infatti avviato il percorso previsto dal D.lgs. 50/2016, art.23, c.5 (modificato dal D.lgs. 56/17, art.13) che prevede: “Il progetto di fattibilità tecnica ed economica individua, tra più soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività, in relazione alle specifiche esigenze da soddisfare e prestazioni da fornire.”

Lo ripetiamo: lo spazio per il grande campus scientifico di Milano esiste già, il suo nome è Città Studi!

 

Comunicato nr. 01n/2018 – maggio 2018

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