Corsi di inglese e personale a part-time al 50%. Discriminazione e ulteriore esempio di mancanza di trasparenza.

Alcune colleghe ci hanno informato che a seguito  della circolare USM 0019800 del 10/4/2006 intitolata “Oggetto: Corsi di Inglese” i responsabili delle rispettive strutture di appartenenza delle stesse – impiegate in Ateneo a tempo indeterminato e a part-time r 50% – hanno inviato per loro regolare richiesta di iscrizione al corso “Annual Class (90 ore annuale)”.

Le colleghe in questione hanno i requisiti minimi previsti per la partecipazione al corso dalla circolare e cioè conoscenza di base della lingua inglese, utilizzo della lingua per motivate esigenze di servizio legate all’attività della struttura di appartenenza e al ruolo professionale ricoperto, impegno alla frequenza dell’intero corso. Il corso prevede un impegno di due ore settimanali (sulle 18 di orario di lavoro settimanale e cioè sarebbero impegnate per circa il 12% del loro orario di lavoro settimanale).

L’Ufficio Formazione ha risposto informalmente che per le colleghe e i colleghi part-time al 50% non si poteva procedere sia il test di verifica, previsto per verificare la conoscenza di base e per inserire le persone nel livello di corso adatto, che alla successiva eventuale iscrizione dato che la durata e l’impegno del corso non risultava compatibile con l’orario di lavoro ridotto!!!
Riteniamo tale decisione, per ora comunicata solo a voce, inaccettabile e discriminatoria per le seguenti motivazioni:

1. Correttamente l’Amministrazione non richiede una diversa qualità di erogazione dell’attività lavorativa da parte dei part-time, in particolare al 50%, ma solo una diversa quantità di attività dovuta all’orario ridotto alle persone. Dunque le colleghe che sono state iscritte al corso annuale di inglese dai propri responsabili, sulla base delle necessità della struttura, debbono essere messe in grado, tramite una formazione adeguata pari a quelle delle colleghe e dai colleghi a tempo indeterminato a tempo pieno o a percentuali di part-time superiore al 50%, di avere le conoscenze adeguate per fornire la loro attività lavorativa e il servizio a loro richiesto;
2.  In passato l’Ufficio Formazione, anche per corsi con un impegno orario giornaliero superiore a questo e con impegno complessivo molto consistente, non erano state fatte queste preclusioni rispetto al personale part-time al 50% e non è comprensibile che tale preclusione sia riservato ai corsi di inglese “Annual class” e per sole sei persone ( di cui 5 colleghe);
3. Che la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori part-time al 50% per i quali è stato richiesta l’iscrizione (5 su 6) sono donne e che questa preclusione si configura come un’oggettiva discriminazione di genere;
4. Che nei requisiti per l’iscrizione non è fatta alcuna menzione a un requisito basato sull’orario di lavoro e che in questo caso si determinerebbe una discriminazione a posteriori basata su criteri che non sono assolutamente menzionati nella ricordata circolare e che questo comportamento da parte dell’Ufficio Formazione e dell’Amministrazione si configura come un’inaccettabile prevaricazione.
5. Infine che tale scelta dell’Ufficio Formazione di Ateneo e dell’Amministrazione, come abbiamo già fatto presente sia in incontri specifici riguardanti il piano di formazione di Ateneo sia per il 2005 che per il 2006, faceva fare un ulteriore passo indietro alla richiesta che da tempo avevamo fatto di trasparenza e pubblicizzazione delle modalità di iscrizione ai corsi.

Abbiamo perciò diffidato ufficialmente l’Ufficio Formazione e l’Amministrazione dal non sottoporre al test per verificare la conoscenza dell’inglese per le sei persone impiegate a part-time al 50% e in caso di verifica positiva da non considerale iscritte alla loro classe del corso “Annual class” in base a una scelta basata su un requisito non previsto dalla circolare sopra ricordata.
Chiediamo altresì, come facciamo da tempo e ripetutamente, che le opportunità di formazione organizzate dall’Ateneo siano adeguatamente pubblicizzate come chiediamo che chiari e trasparenti siano i criteri di partecipazione agli stessi.

Inoltre, per la specificità del problema sottopostoci apriremo un quesito anche all’Ufficio Pari Opportunità dell’Ateneo e alla Responsabile del servizio Azioni Positive per chiedere, al di là delle questioni specificamente sindacali, non ritengano che questo sia un caso palese di discriminazione basata sul genere in quanto la stragrande maggioranza sia delle richiedenti che dei part-time al 50% sono donne e in quanto tali non possono, in questo caso, usufruire di un’adeguata formazione.
19 giugno 2006       RSU di Ateneo